L’otto agosto 2023, in piena stagione turistica, le strutture ricettive del comune di Dolcedo, posto appena sopra Imperia, nella riviera della Liguria occidentale, vedevano annullamenti nelle prenotazioni e affrontavano richieste di risarcimento da parte dei turisti, per la mancanza dell’acqua e la siccità. Proprio in quei giorni, il sindaco stava per aprire una nuova condotta, da un chilometro o e mezzo, per alimentare le frazioni più alte. Dolcedo è un borgo incantevole, a pochi chilometri da Imperia e da Porto Maurizio, con un clima invidiabile, un patrimonio costruito antico, una vita quieta e intatta, che infatti è stata scoperta dal turismo più attento, anche dalla Germania.
Fa parte di quei piccoli comuni dell’entroterra che crescono sul proprio patrimonio e risorse, anche nel quadro di una Liguria di ponente affaticata, con una popolazione che tende all’invecchiamento, difficoltà di impresa e di sviluppo. A Imperia, le grandi aziende di un tempo, Berio, Italcementi, Renzetti, Sairo, Saglietto hanno chiuso. È rimasto il nome di Olio Carli, che ha trovato un percorso di ripresa e crescita.
Tuttavia, in questo pezzo di Italia, non si sta per nulla male, se ci si adatta. D’accordo, in alcuni luoghi il tasso di raccolta differenziata dei rifiuti è basso. A Ventimiglia tra il 2019 e il 2021 era persino sceso dal 32% al 29,46%, rispetto allo standard nazionale del 65%.
Il problema dell’acqua: si rompono condotte trascurate per anni
In un censimento del 2018, ISTAT segnalava che in Liguria le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua erano in aumento. A riprova, il 7 settembre 2020 un tubo dell’acquedotto era scoppiato a piazza Nino Bixio, in località Borgo Peri, a Imperia. Il giorno seguente, l’8 settembre scoppiava un’altra condotta in località San Lazzaro, sempre a Imperia, facendo temere ripercussioni sulle località vicine. D’altra parte, la vicina Diano Marina veniva già rifornita in autobotte, con proteste di abitanti e turisti. Non era un fatto eccezionale, da anni e in tutta la Liguria si registravano rotture di tubi dell’acquedotto, a Genova in modo ripetuto. Nella vicina Alassio, il 12 dicembre 2020, si era rotto un tubo in un tratto di 500 metri. Un paio di anni prima, a Ventimiglia, dal 16 maggio 2018 e per alcuni giorni fu sospesa l’erogazione dell’acqua potabile nel centro cittadino, per rottura dell’acquedotto in via Biancheri
La vicina stazione di pompaggio di Porra, sempre a Ventimiglia, si è rotta l’8 maggio 2022, lasciando a secco per un paio di giorni otto frazioni vicine. Ancora qualche mese fa, il 4 giugno 2024, sempre nella zona di Porra di Ventimiglia si è rotta una condotta considerata importante, con assenza d’acqua in varie località. Sono eventi che si ripetono, dunque. Tuttavia, in questo pezzo di Italia, non si sta per nulla male, se ci si adatta. D’accordo, in alcuni luoghi il tasso di raccolta differenziata dei rifiuti è basso. A Ventimiglia tra il 2019 e il 2021 era persino sceso dal 32% al 29,46%, rispetto allo standard nazionale del 65%. Poi, il confronto nella cura tra Ventimiglia e la vicina Mentone salta all’occhio, tra rumori dei motorini, pulizia, decoro urbano. Eppure Ventimiglia rimane bella, e i cittadini di Mentone e Nizza adorano venirci a fare la spesa.
Come vivere tranquilli ma resilienti
Tutta la parte dell’entroterra offre molti e antichi centri. In questi paesi e frazioni che non stanno sui giornali, si può vivere con un reddito relativamente basso, il clima è buono, il mare è vicino, i servizi ci sono, anche se con un po’ di confusione. Dell’acqua non bisogna fare un dramma, gli acquedotti si rompono un po’ qua e un po’ là, ma al massimo manca solo qualche giorno, e raramente a casa propria. Certo, a Diano Marina, in frazioni di Ventimiglia e in alcune case di Imperia, la situazione è più complicata, il danno si ripete spesso, l’acqua manca per più tempo, e la gente protesta. Inoltre, la società pubblica di gestione, Rivieracqua, ha sbagliato per un paio di anni a fare i conteggi delle bollette, ha fatto i ricalcoli e si è messa far pagare gli arretrati per il 2022 e il 2023. Le proteste si sono accentuate, ma si sono un po’ calmate dopo la proposta di rateizzazione, per le fasce sopra i 200 euro e sopra i 500 euro. Per le famiglie più fragili e con un Isee basso, un bonus sociale consente la fornitura gratuita di 50 litri d’acqua al giorno per persona. Il sindaco di Imperia e presidente della provincia, Claudio Scajola, ha spiegato che le bollette andavano pagate, sia perché erano cifre dovute e sia per non far naufragare la società pubblica. E poi le politiche pubbliche arrivano, anche se in ritardo.
I tubi si rompono, ma si aggiustano
In un momento particolarmente problematico in diverse regioni italiane, il Consiglio dei ministri del 1° settembre 2022 estendeva lo stato di emergenza siccità deciso il 4 luglio precedente anche alla Liguria, assegnandole 5,7 milioni di euro per i primi interventi. L’anno era stato particolarmente asciutto e i nodi sono arrivati al pettine, dando ragione alle statistiche dell’ISTAT sulle dispersioni dell’acqua. La narrazione pubblica di questi problemi, emersi caso per caso, ha cercato di attenuare le critiche, e di infondere ottimismo. Allo scoppio di una condotta “i tecnici sono intervenuti prontamente”, i lavori da realizzare sono “battaglie vinte”. Le infrastrutture sono però inevitabilmente vecchie, gli investimenti e i lavori sono mancati. Lo stesso sindaco di Imperia Claudio Scajola lo riconosce: “noi subiamo la trascuratezza da anni”. Se ne è preso infine atto: una legge della regione Liguria del 26 luglio 2019, la n. 14, aveva disposto provvedimenti urgenti in materia di emergenza idrica, e aveva nominato un commissario ad acta, che sarebbe poi lo stesso presidente della Provincia di Imperia e sindaco della città, Scajola. Un piano complessivo di ammodernamento, chiamato con la rassicurante parola di “masterplan“, ha quindi preso vita. A sua volta diviso in lotti è in carico a Rivieracqua, che ha lanciato i bandi per eseguire le opere, di cui alcuni sono aperti ancora in queste settimane.
Lavori in corso e nuove infrastrutture
Dal 2023, per esempio, una nuova condotta di due chilometri è in funzione fino a Diano Marina in completa sostituzione della vecchia infrastruttura. Una tubazione di due chilometri e mezzo ha collegato tre vasche nel comune di Cervo, per una capacità complessiva di circa 700 metri cubi. Come dire, anche se con tempi non veloci, le opere sono in corso, ed già un segnale positivo. Inoltre, il masterplan ha trovato finanziamenti per 27,5 milioni di euro nel PNRR Piano nazionale di ripresa e resilienza (analogo a France Relance) del programma europeo post-pandemia NextGenEU. Tuttavia, nel sentire pubblico, e nella cultura comune, rimane la sensazione che vi sia il rischio di non concludere le opere. Ci si è abituati anche sotto il profilo culturale, tanto da dare il nome della rassegnazione a una delle opere pubbliche. Un tratto di percorso pedonale, tra Diano Marina e Imperia, si chiama “Incompiuta”. La strada è del tutto normale, ha origini antiche, ma il suo utilizzo è stato consentito solo nel 1994, mentre i lavori, come collegamento per le auto, erano iniziati nei primi anni Sessanta.
La minaccia del cambiamento climatico e dei fenomeni estremi
Il cambiamento climatico è venuto ad aggiungersi alla vita quotidiana dei paesi della Liguria di ponente, e del suo entroterra. Comporta fenomeni estremi, con improvvise e grandi precipitazioni e altri periodi in cui non piove proprio. Nelle estati del 2021 e del 2022 si è trattato infatti di siccità, con acqua che non arrivava in diverse località. Un anno prima, il 2 ottobre 2020, la tempesta Alex si era abbattuta sulla Valle Roja, distruggendo case e uccidendo 16 persone nella parte francese e devastando la parte dell’alveo all’arrivo sul territorio italiano, compreso il ponte a Ventimiglia.
Nel 2023 quasi a tre anni di distanza dall’evento, a Ventimiglia, il Rotary organizzava un convegno, dal titolo “Diamo da bere al Roja”. Infatti, la tempesta Alex aveva avuto un grave impatto sul fiume che parte dalle montagne francesi di Briga e Tenda e arriva a Ventimiglia. L’acqua del Roja filtra nella falda sotterranea, da cui traggono risorse gli acquedotti del ponente ligure fino a Imperia, quelli per la cittadina francese di Mentone, e per una parte anche per il Principato di Monaco.
La tempesta del 2020 aveva cambiato la situazione dell’alveo. Il filtraggio dell’acqua dalla superficie verso la falda si era di molto ridotto per i sedimenti arrivati con l’inondazione, che avevano prodotto delle impermeabilizzazioni parziali. La falda registrava una situazione di crisi. Dunque, oltre alla siccità e agli acquedotti che si rompono, ora mancava anche l’acqua alla fonte, nella falda che nutre un bacino italo-franco-monegasco di oltre 300 mila persone.
I lavori per la falda del Roja
Il convegno cercava di rafforzare l’attenzione sulla questione, a tre anni dall’evento. Non che fosse ignota: già nel 2021 era stato attivato il dialogo sulla questione tra le autorità locali italiane e francesi. Si trattava infatti di rimuovere in diversi tratti dell’alveo del fiume questi sedimenti e di realizzare un canale di collegamento con il lago Varase, così da migliorare la stabilità dell’approvvigionamento.
Il finanziamento è arrivato dalla Regione Liguria alla Provincia di Imperia a inizio agosto 2023: 490 mila euro, con lavori di imbrigliatura per 200 mila, la rimozione dei sedimenti di superficie per far filtrare l’acqua nella falda per 90 mila euro, e 200 mila per il canale con il lago Varase.
La conferenza dei servizi, con tutti i soggetti coinvolti per competenza si è tenuta quasi un anno dopo, il 3 maggio 2024, e il compito di eseguire il progetto è stato attribuito dalla società pubblica Rivieracqua il 18 giugno 2024. Gli appalti seguiranno dunque in questi mesi, a quattro anni dalla tempesta Alex del 2020. Per intanto e per fortuna, l’estate del 2024 ha dato minori preoccupazioni sulla siccità. Su tutte le Alpi occidentali, le abbondanti nevicate di primavera e periodi di pioggia (in qualche caso forte ma senza danni particolari nella zona) hanno riempito vasche e ricaricato un po’ la falda del Roja. Il 14 giugno 2024, la riunione dell’”Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici” dell’Autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale, che comprende la Liguria, parlava di “una sorta di tesoretto, prodotto dalle piogge, superiori alla media”. Raccomandava tuttavia di vigilare sugli sprechi e perdite, ricordando in Liguria “basta un periodo, anche breve, senza piogge, per far sì che i deflussi calino molto rapidamente”.
La dimensione transfrontaliera dell’acqua
A complicare e forse arricchire il quadro di vita di questo angolo d’Italia, vi è anche la dimensione transfrontaliera. Con la correzione della frontiera seguita al Trattato di Parigi, dopo la seconda guerra mondiale, Briga e Tenda sono passate al territorio francese, ma non l’intera valle del fiume Roja: si ritorna in Liguria a partire dalla frazione di Fanghetto nel comune di Olivetta San Michele. L’acqua, dunque, cade come pioggia e neve su valli ora francesi, scorre nel Roja fino a Ventimiglia e si ritrova nella falda del suo ultimo tratto in Italia. Qui si trovano i pozzi e le prese degli acquedotti.
L’acqua è condivisa da molti anni. La Convenzione italo-francese, firmata il 28 settembre 1967 regola la questione e stabilisce la quantità d’acqua prelevabile per il comune di Mentone, 400 litri al secondo, e l’eventuale riduzione proporzionale in caso di calo dell’afflusso complessivo.
La convenzione è ancora oggi alla base della gestione transfrontaliera delle acque. Dal 2015 il Comune di Mentone ha ceduto la competenza sulle acque alla Communauté d’Agglomération de la Riviera Française (CARF), in ragione dell’entrata in vigore della legge sulla Nouvelle Organisation Territoriale de la République (NOTRe).
Inoltre, il 25% dell’acqua prelevata da parte francese (che interviene con propri mezzi e assicura la manutenzione dei propri siti di prelevamento), viene ceduta al Principato di Monaco, che completa il proprio approvvigionamento dal canale della Vésubie, e da pozzi della pianura del Var. Mentone è invece direttamente dipendente dalla convenzione italo-francese: dista solo 7 chilometri dai pozzi di prelevamento del Roja, e 67 chilometri dalla presa di Saint-Jean-la-Rivière del canale della Vésubie.
Il 14 giugno 2024, la riunione dell’”Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici” dell’Autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale, che comprende la Liguria, parlava di “una sorta di tesoretto, prodotto dalle piogge, superiori alla media.
Oltre quattro milioni di euro per l'acqua sulla Riviera italo-francese per inondazioni e siccità
Oltre al dialogo che si inquadra nella convenzione del 1967 tra i due Stati, vi è anche una cooperazione italo-francese attraverso i programmi europei Interreg. Il progetto Concert’eaux, con un finanziamento di quasi due milioni di euro, ha avviato sin dal 2017 un osservatorio dell’impatto climatico nel bacino idrografico italo-francese del Roja. Dopo il convegno conclusivo del dicembre 2020, a due mesi dalla tempesta Alex, ebbe inizio la preparazione di un nuovo progetto, Concert’eaux Opera, che è stato finanziato con 2,4 milioni di euro.
Prevede, per circa un milione di euro, dispositivi di monitoraggio e allerta contro i disastri naturali, che riguardando in modo immediato la protezione civile di un bacino di circa 30 mila persone, nelle valli del Roia, Argentina, e Arroscia. In totale, si tratta dunque di 4,4 milioni di euro per la cooperazione italo-francese.